Il marketing delle proteine

"Fonte di proteine" e altri claim simili sono molto diffusi. Messaggi pubblicitari che instillano la fuorviante convinzione che più proteine si assumono, meglio è, anche se non è assolutamente così.
Cibi proteici, high protein, ad alto contenuto di proteine

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"Fonte di proteine", "ad alto contenuto proteico" e altri claim simili sono estremamente diffusi su molti dei prodotti che possiamo trovare tra gli scaffali di qualsiasi supermercato. Messaggi pubblicitari che instillano la fuorviante convinzione che più proteine si assumono, meglio è, anche se non è assolutamente così e non vi è alcuna valida ragione medica per abusarne.

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Un trend di successo

Negli ultimi anni è cresciuto moltissimo il mercato dei prodotti proteici, soprattutto in alcuni Paesi occidentali, Italia compresa. Come emerge dalle indagini di mercato, tra giugno 2022 e giugno 2023 si contavano oltre 3.200 prodotti alimentari con riportate sulla confezione indicazioni circa la presenza di proteine a scopo promozionale. Nel medesimo periodo, inoltre, si è registrato un aumento delle vendite pari al 4,5% rispetto all’anno precedente, per un valore di circa 1,7 miliardi di euro. Da ciò si evince una crescita della domanda, nonostante l'inflazione e il fatto che il costo dei prodotti ad alto contenuto proteico sia, mediamente, più alto.

Dal successo di alcune diete mainstream, al marketing, fino a certi salotti tv, attorno alle proteine si è creata una grande fama, quella di sostanze nutrienti sane di cui tutti (e non soltanto gli sportivi) necessitiamo in grandi quantità. Eppure, non si ha ben chiaro quale sia il ruolo reale delle proteine all'interno del nostro organismo: molti pensano di poterne consumare ad libitum, senz'alcun rischio per la salute; altri credono che possano servire in sostituzione di altri macronutrienti quali carboidrati e/o grassi; altri ancora le considerano indispensabili per aumentare l'apporto energetico e accrescere la propria massa muscolare. Tutte convinzioni erronee che stanno preoccupando medici e professionisti della nutrizione.

Scontro tra macronutrienti

Così come vengono ingiustificatamente incensate le proteine, nei confronti dei carboidrati vi si scaglia un’altrettanto ingiusta “caccia alle streghe”. Sarebbero loro, secondo i più, i responsabili dell'aumento di peso anche se, come spiega il nutrizionista Alessandro Paoli, «i carboidrati non sono il male, vanno solo inseriti in un conteggio calorico da rispettare». Tra questi, gli zuccheri (che sono altresì carboidrati) devono essere tenuti sotto controllo, altrimenti si rischia di cadere in un circolo vizioso in cui «più zuccheri mangi, più zuccheri vuoi e più calorie introduci». Ciò non è, invece, detto che accada con le proteine che, rispetto agli zuccheri, hanno un potere saziante decisamente superiore.

Ciononostante, non significa che possiamo consumarne a nostro piacimento, vi sono dei quantitativi di cui il nostro metabolismo necessita dai quali non possiamo discostarci troppo se non vogliamo avere problemi da carenza o eccesso. Luca Piretta, nutrizionista, medico gastroenterologo e professore universitario, spiega che: «I Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia (LARN) raccomandano 0,9 grammi di proteine al giorno per chilogrammo di peso corporeo». Talvolta, inoltre, «mangiare più proteine può avere una sua utilità, per esempio per gli atleti che fanno grande attività fisica e hanno bisogno di aumentare la massa magra, ma solo in quella fase si può arrivare anche fino a 1,5/2 grammi di proteine per chilogrammo di peso e per un periodo limitato di tempo».

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“Fonte di proteine” e altri claim

Nel mondo del marketing alimentare abbiamo assistito a una progressiva promozione di tutti quei prodotti a contenuto ridotto, se non addirittura assenza, di grassi e zuccheri, ritenuti responsabili di malattie cardiovascolari, diabete, obesità. Eliminati i concorrenti, le proteine sono state via via esaltate, in primis – di nuovo – dal mondo pubblicitario, come i cosiddetti prodotti high protein (ossia “ad alto contenuto di proteine”) dimostrano troneggiando sugli scaffali di ogni supermercato. Questa tendenza, avverte Piretta, fa tuttavia parte di «un messaggio di marketing divulgativo basato su un concetto sbagliato. Non c’è da esaltare o demonizzare né grassi e zuccheri, né le proteine».

Claim pubblicitari concepiti, giustamente, per attirare l'attenzione, ma che non violano alcuna norma poiché, come viene segnalato dal Regolamento (CE) 1924/2006 del Parlamento Europeo, «l’indicazione che un alimento è ad alto contenuto di proteine e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite solo se almeno il 20% del valore energetico dell’alimento è apportato da proteine». Dunque, se il prodotto in questione rispetta tali parametri, è lecito scrivere high protein o qualsiasi altra indicazione analoga. Occhio, però, a non credere automaticamente che un alimento “ad alto contenuto proteico” sia, per ciò stesso, salutare e occhio, soprattutto, a non assumere più proteine del necessario.

Quando è troppo, è troppo

Cosa succede alle proteine in eccesso? Vengono, anzitutto, scomposte e infine espulse dall’organismo, restando pertanto inutilizzate. Nessun beneficio a forza fisica e muscolatura, dunque, solo un maggior carico di lavoro per fegato e reni che devono faticare di più per espellere le proteine in eccesso. Inoltre, la gran parte dei prodotti con proteine addizionate – quali yogurt, budini, milkshake, barrette ecc. –, tendono a sottolineare l'assenza di zuccheri, a enfatizzarne la salubrità. Questa scelta, va da sé, comporta l’utilizzo di dolcificanti artificiali molti dei quali, avverte l'OMS, «non portano alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso» e, anzi, potrebbero provocare «potenziali effetti indesiderati», quali l’aumento dell'incidenza di alcune patologie (diabete e malattie cardiovascolari), il peggioramento della microflora intestinale e una maggiore voracità.

L'assurdità è che, oggi, si possono addirittura trovare delle “acque” altamente proteiche, più simili a delle bevande energetiche studiate appositamente per gli sportivi. In ogni caso, come sostiene l'idrosommelier Andrea Pistoia, «si tratta di qualcosa di non necessario: le acque infatti, tutte, sono già di per loro integratori naturali per l’organismo e quindi in questo caso creando bevande proteiche e con altri minerali hanno fatto ben poco lavoro. Hanno solo aggiunto un po’ più di zinco, proteine, aromatizzando il tutto e così hanno creato un integratore alimentare per gli sportivi. Diciamo che si paga a un prezzo “pompato” un prodotto di cui si può fare a meno bevendo acqua e seguendo una corretta alimentazione, ricca di tutti i nutrienti necessari».

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