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Il lavoro stagionale, lungi dall'essere soltanto un "lavoretto", rappresenta un'opportunità di arricchimento unica, tanto dal punto di vista professionale quanto da quello personale. Oltre allo stipendio, lavorare in stagione significa anche esplorare nuovi ambienti, acquisire competenze trasversali e ampliare la propria rete di contatti. Tuttavia, per coglierne al meglio i vantaggi, è fondamentale conoscere a fondo pro e contro di questa modalità di lavoro. In questo articolo cercheremo di fare un po' di chiarezza, così che potrai decidere se lavorare in stagione possa – o meno – fare al caso tuo.

Le opportunità del lavoro stagionale
Il lavoro cosiddetto "stagionale" è, a ragione, associato a settori quali il turismo, la ristorazione e l’agricoltura (ma non solo). Sebbene venga per lo più percepito come "lavoretto passeggero", in realtà rappresenta un'opzione validissima per almeno due ordini di ragioni: esplorare nuovi ambienti di lavoro e/o acquisire nuove competenze in breve tempo. Senza contare l'opportunità di lavorare in località turistiche, lontane da casa propria, che riservano incontri inaspettati con persone e – perché no! – culture diverse. Il lavoro stagionale si pensa sia adatto unicamente a studenti e giovani professionisti, ma è perfetto anche per chiunque desideri un impiego flessibile.
Oltre all’esperienza in sé, la maggior parte dei lavori stagionali offre anche diversi incentivi tra cui i più gettonati sono vitto e alloggio: veri e propri benefit aziendali che, di fatto, abbattono le spese. In stagione, poi, oltre alle competenze specifiche, si acquisiscono rapidamente anche utilissime soft skill tra cui: gestione dello stress, capacità di comunicazione e adattabilità. Se conoscete qualcuno che ha avuto esperienze lavorative stagionali (o, perché no, se le avete avute voi), avrete la conferma di quato tali abilità trasversali, già peculiarità del comparto HoReCa, ricevono un boost durante i ritmi altamente adrenalinici delle stagioni.
Flessibilità e indipendenza
Partiamo dai punti di forza. Uno dei maggiori, in un contesto stagionale, è indubbiamente la flessibilità. Dato che, in quanto "stagionale", è legato a particolari periodi dell’anno, ciò consente di circoscrivere i mesi di lavoro, guadagnandone in tempo libero da poter dedicare ad attività quali viaggi, studio o ulteriori esperienze professionali. Certo, per i fan di regolarità e continuità non sarà il massimo, mentre potrebbe rappresentare un sogno per chiunque desideri sperimentare realtà diverse, senza doversi necessariamente vincolare a lungo termine con una certa azienda e/o settore.
I locali stagionali come resort, villaggi turistici o ristoranti in riviera sono posti ad altissima affluenza che, di solito, aumentano di parecchio le persone nel proprio organico in questi periodi. Oltre a qualche professionista, ricercatissimi sono gli entry level, ragion per cui il lavoro stagionale può rivelarsi un'ottima alternativa per chi stesse cercando un primo impiego, o semplicemente per chiunque desideri cambiare settore, pur senza esperienza. Contesti come questi, d'altra parte, sono generalmente caratterizzati da un ambiente dinamico e stimolante poiché crea connessioni tra persone provenienti da ogni dove, che non si srebbero (probabilmente) mai incontrate altrimenti.

L'altra faccia delle "stagioni"
Si badi bene, però, non è tutto oro quel che luccica. Accanto ai vantaggi, infatti, il lavoro stagionale presenta alcune sfide considerevoli. La brevità dei contratti, anzitutto, che può determinare – se mal gestita – instabilità economica e incertezza. Va, inoltre, sottolineato che non tutti i contratti stagionali prevedono i benefit di un contratto a tempo indeterminato, dalle ferie pagate alle assicurazioni sanitarie, carenze che ricadono inevitbilmente sui lavoratori.
Poi, i ritmi adrenalici a cui si faceva cenno prima, possono essere una pericolosa arma a doppio taglio. In stagione, nei periodi di maggior picco, ci si può ritrovare a lavorare per moltissime ore consecutive, con turni che paiono interminabili e, spesso, sotto pressione. Frenesia e scarso riposo che, messe assieme, possono incidere negativamente sul benessere psicofisico dei lavoratori. Infine, se da un lato le stagioni si rivelano ottime per chi è alle prime armi, per contro offrono opportunità di crescita professionale limitate, poiché i lavoratori stagionali vengono normalmente considerati dei collaboratori passeggeri, per i quali è difficile che vengano investite risorse in formazione e avanzamento.
Quindi? Un primo bilancio
Il lavoro stagionale, l'abbiamo visto, è molto di più che un lavoretto per giovani che non hanno voglia di impegnarsi a lungo termine. Le stagioni, specie quelle nell'HoReCa, offrono esperienze irripetibili altrove, capaci di arricchire il bagaglio professionale e personale di chiunque ci lavori, ma non senza compromessi. È bene, pertanto, valutare pro e contro, avendo ben chiaro che se, da una parte, il lavoro stagionale regala flessibilità e varietà; dall'altra, richiede un'elevata capacità di adattamento e una buona pianificazione economica, indispensabile per superare indenni i periodi di inattività tra una stagione e l'altra.
Viaggi continui, incontro con realtà diverse e sviluppo di soft skill bilanciano la temporaneità contrattuale e la carenza di tutele? Ognuno deve trovare la risposta che più si adatta alla propria indole e ai propri desideri. Essere consapevoli di potenzialità e insidie del lavoro stagionale è il prerequisito irrinunciabile per sfruttare (oppure no) ciò che offre, ciascuno in base ai propri progetti e alle proprie aspirazioni future.
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