TikTok, ristoranti e l’arte di cucinare per l’algoritmo

Una volta c’erano le guide gastronomiche, le recensioni dei critici, il passaparola. Oggi? Basta un video di 15 secondi su TikTok per far esplodere un ristorante. Ma cosa succede davvero quando la viralità digitale entra nel piatto?
TikTok, ristoranti e l’arte di cucinare per l’algoritmo

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Una volta, per fare la fila fuori da un ristorante ci voleva una menzione nel Gambero Rosso, una recensione sulla guida dell'Espresso o almeno un cugino che “di cucina se ne intende”. Oggi basta un video su TikTok con 3 ingredienti: formaggio filante, slow motion, e musica trap. Il risultato? Boom di prenotazioni, influencer in trasferta, e camerieri stressati che servono piatti “instagrammabili” a clienti che li mangiano prima con lo smartphone.

Benvenuti nella ristorazione 4.0: dove il food cost conta, ma l’hype conta di più.

Dal “panino più virale di Roma” al supplì che si scioglie in HD

In Italia, la cucina ha sempre avuto un piedistallo culturale. Ma ora ha anche un ring light. Basta farsi un giro su TikTok o Instagram per trovare l’ultima scoperta virale: panini con 5 strati di porchetta, carbonare servite nella forma di pecorino, sushi al tartufo “per veri intenditori”, o il supplì “che si apre in due e fila meglio di un discorso di Mattarella”.

Questi piatti non nascono tanto da una ricerca gastronomica, ma da un’esigenza: funzionare in video. E se scorri i commenti, trovi il mantra della nuova clientela:

“Raga, questo posto l’ho visto su TikTok, dobbiamo andarci assolutamente”.

Non importa se poi la pasta è scotta: l’importante è che faccia crunch al momento giusto.

Chef o content creator?

Sempre più ristoratori italiani stanno imparando a fare i conti con questa realtà. Alcuni si piegano (o si lanciano) nel gioco: creano piatti che sembrano nati per finire nelle storie dei loro clienti, chiamano food blogger e montano reel meglio di un social media manager di Milano. Altri resistono con orgoglio e silenziosa disperazione, mentre osservano clienti che ordinano “solo per fare il video” e poi lasciano metà nel piatto.

Il problema non è TikTok in sé, ma la spettacolarizzazione del piatto a scapito del pensiero gastronomico. La cucina italiana è da sempre narrazione, identità, territorio. Ma oggi rischia di diventare sfondo per trend da 48 ore.

Riflessione semiseria, ma neanche troppo

Allora, dobbiamo demonizzare tutto questo? No. Ma forse dovremmo domandarci:

  • Cosa succede alla cucina se la giudichiamo solo con gli occhi, mai con il palato?
  • Quanto ci costa in autenticità il tentativo di diventare virali?
  • E soprattutto: stiamo ancora mangiando per piacere… o per apparire?

Nel frattempo, il prossimo piatto che diventerà virale probabilmente sarà una lasagna piatta, servita su un gel di basilico, con flambè di ragù, quenelle di besciamella e spruzzata d’oro alimentare.

E sapete una cosa? Farà il tutto esaurito.
Perché oggi, nella ristorazione, l’algoritmo è più potente del gusto.

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