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Ci scrive un follower: "Ma perché nel 2025 ancora dobbiamo indossare la divisa?". Ottima domanda, che ci dà lo spunto per affrontare un tema cruciale nel mondo della ristorazione.
Partiamo da un concetto fondamentale della comunicazione, teorizzato da Paul Watzlawick: "Non si può non comunicare". Ogni nostro comportamento, anche il silenzio, trasmette un messaggio. Questo vale a maggior ragione per l'abbigliamento, soprattutto in un contesto professionale come la sala di un ristorante.
La divisa: molto più di un semplice vestito
La divisa del cameriere non è un mero orpello o una costrizione. Svolge diverse funzioni comunicative e pratiche:
- Ordine e pulizia: Una divisa pulita e ordinata comunica immediatamente igiene e professionalità, elementi essenziali per la buona riuscita di un'esperienza al ristorante.
- Riconoscibilità: La divisa permette ai clienti di identificare facilmente il personale di sala, facilitando la richiesta di informazioni o assistenza. Immaginate il caos in una sala affollata senza un codice di abbigliamento!
- Marketing e immagine: La divisa contribuisce a creare l'immagine coordinata del locale, rafforzando il brand e comunicando uno stile preciso. Un ristorante elegante avrà bisogno di divise diverse rispetto a una trattoria informale.
Oltre il "pinguino": la divisa si evolve
Non pensiamo solo al classico "pinguino" (camicia bianca, pantalone nero, scarpe nere). Oggi esistono molteplici opzioni che coniugano eleganza, comodità e praticità, a cominciare dalla scelta dei grembiuli, classici lunghi per la sala, corti per i bar, zinali con tasche utili per palmari e altri accessori, di materiali, colori e trame il cui limite ormai è solo la fantasia (e si, in alcuni casi anche di budget!). L'importante è che l'abbigliamento sia coerente con lo stile del locale e funzionale al lavoro del cameriere. Anche il classico "pinguino" resta una scelta valida, soprattutto in contesti formali, ma non è l'unica.
Cosa NON comunichiamo senza divisa
Torniamo al primo assioma di Watzlawick. La domanda non è tanto "Cosa comunico vestendomi come voglio?", ma "Cosa non comunico non adottando una divisa?". La risposta è: potremmo non comunicare professionalità, igiene, appartenenza a un team, creando confusione e trasmettendo un'immagine poco curata che, molto spesso, si traduce sul resto della comunicazione del vostro locale.
Il cameriere, è bene ricordarlo, è il biglietto da visita della vostra attività!
Tutto comunica: un approccio olistico
Questo principio vale per ogni aspetto del ristorante: i bagni puliti, la mise en place curata, il modo di presentare il conto. Sono tutti dettagli che comunicano e che possono fare la differenza. Curarli significa non solo coinvolgere maggiormente il cliente verso l'esperienza che intendete offrire ma anche ottimizzare i processi, prevenire problemi e persino stabilire una gerarchia all'interno della brigata.
In conclusione, la divisa non è un obbligo fine a sé stesso, ma va pensata come un'opportunità. Al famoso primo assioma della comunicazione di Paul Watzlavick - "Non si può non comunicare" - mi piace comunque aggiungere una postilla, un corollario al teorema:
"Decidete voi cosa volete comunicare, altrimenti lo farà qualcun'altro per voi".