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Il paradosso del palato: perché mangiamo meglio ma beviamo peggio?

La tagliata ben cotta è una bestemmia per te che lavori in cucina? Però quando stacchi da lavoro e vieni al bar trovi normale ordinare un Negroni "carico" e metterci la cannuccia.
paradosso del gusto marco natali occca restworld

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Negli ultimi vent'anni, la nostra cultura gastronomica ha subito un'evoluzione significativa. Il cliente medio, ormai, si è affrancato da abbinamenti culinari improbabili e dalla richiesta di piatti cucinati in modo grossolano. La tagliata al sangue è diventata la norma, mentre la pizza con wurstel o bruciata è quasi un'offesa. La conoscenza del cibo è cresciuta, ma lo stesso non si può dire del mondo del bere.

Il paradosso è evidente:
mentre al ristorante si chiede il giusto grado di cottura della carne e si apprezzano gli accostamenti delicati, al bar si continua a ordinare un caffè ristretto, un'aberrazione che, in realtà, significa sottoestratto, privo di aroma e di corpo. La birra, poi, viene spesso bevuta direttamente dalla bottiglia, ignorando la necessità di liberarla dall'anidride carbonica che, necessaria per la conservazione, altera il gusto e la freschezza.

Ma il vero peccato di gola, quello che ci spinge a chiederci se l'evoluzione del gusto abbia davvero raggiunto tutti i settori, si consuma nel regno dei cocktail. La nostalgia dei peggiori anni Novanta, quando discoteche e locali notturni erano dominati da ghiaccio di dubbia provenienza e da miscele improbabili a base di prodotti di bassa qualità, sembra non volersi affievolire.

I drink che troviamo nei bar, spesso frutto di richieste del cliente, sono un'offesa al mondo della miscelazione. Pensiamo al "Quattro bianchi". Un inno all'alcoolismo che non ha senso migliorare quando selezionando un solo dei distillati, con aggiunta di limone e zucchero ci dona il più semplice ma efficace dei sour.

Pensate di mangiare un gelato e nel poco spazio di una coppetta media, aggregare tra loro 4 gusti che singolarmente sono ottimi, ma insieme rischiano di creare un accostamento poco edificante. Più ci si avvicina ad un esperienza liquida, più è necessario stabilire un equilibrio, a meno che ovviamente lo scopo non sia il gusto ma l'alcool...

Le richieste no sense vanno oltre le ricette sbagliate, come la richiesta di cannucce per drink che non la richiedono, come un semplice whisky on the rocks, o il tentativo vano di avere "meno ghiaccio" con la speranza di ricevere un bicchiere ugualmente pieno.

Se programmi televisivi come Masterchef hanno contribuito a diffondere una cultura gastronomica più consapevole nel mondo della miscelazione la realtà è diversa. Il bar non ha avuto la fortuna di un evento mediatico di tale portata, e la conoscenza del bere è rimasta indietro.

La speranza è che i social media, con la loro capacità di diffondere informazioni e di creare trend, possano contribuire a migliorare la consapevolezza del cliente. Forse, un giorno, ordineremo un caffè non ristretto, una birra versata nel bicchiere e un cocktail preparato secondo la ricetta originale, apprezzando la complessità e la bellezza del bar, così come apprezziamo le sfumature di un piatto ben cucinato.

In fondo, il piacere del palato non dovrebbe essere limitato al cibo.
Forse, è giunto il momento di dare al mondo del bere il suo meritato posto al tavolo della cultura gastronomica.

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