HO UN DUBBIO SUL REFERENDUM

Ho sempre sostenuto che il nostro NON fosse e non dovesse essere definito un lavoro usurante, perché nei fatti non lo è, e non dovrebbe diventarlo, anche se purtroppo molto spesso nella realtà dei fatti lo è. Ma ora ho un dubbio...
HO UN DUBBIO SUL REFERENDUM

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"Salve, lavoro da una trentina d'anni come cameriere.
Oggi leggendo, vedi che c'è una possibilità di anticipare la pensione per i lavori usuranti. Il cameriere e il cuoco non sono considerati lavori usuranti mentre l'estetista si, e mi rendo conto che la nostra è una categoria di cui non importa una cippa a nessuno"

Questo è quello che poche settimane fa mi scriveva GG, un collega che segue la pagina di OCCCA. Io nel frattempo stavo preparando questo articolo per tornare a parlare del referendum, ma da quando ho letto questo suo messaggio un dubbio ha iniziato a scavarmi, facendomi arrivare a oggi con delle domande più che con delle risposte.

Ho sempre sostenuto che il nostro NON fosse e non dovesse essere definito un lavoro usurante, perché nei fatti non lo è, e non dovrebbe diventarlo, anche se purtroppo molto spesso nella realtà dei fatti lo è.

Da qui però la forte volontà a non arrendersi, a non accettare l'idea che si debba lavorare male al solo scopo o riconoscimento di poter avere l'agevolazione di un pensionamento anticipato.

Ma mi rendo conto di come questa utopia si scontri anno dopo anno con una situazione generale che, almeno nel presente, non solo non accenna a migliorare, ma vista la scarsa presenza di nuove leve nel settore, potrebbe persino peggiorare.

In Italia il turismo cresce, il lavoro e gli incassi vivono di alti e bassi, gli stipendi sono fermi da più di 10 anni e non si trova personale. Tutte queste criticità finiscono per gravare su chi resta "sul campo" a lavorare, a portare la giornata a casa e il servizio.

Ecco allora il dubbio e la domanda. Forse dovremmo iniziare a pretendere anche noi certe attenzioni.
Forse al netto dei sacrifici di cui la categoria si fa carico da decenni, è giunto il momento di chiedere attenzione e supporto alle istituzioni.
Forse, se gli estetisti, ma anche facchini e addetti alle pulizie, hanno ottenuto questo diritto, dovremmo iniziare seriamente a pensare che dovremmo richiederlo anche noi.

Qui sorge la domanda successiva, quasi immediata: chi?
Chi pensa a noi?

Nel 2025 esistono ancora lavori che causano forte stress, nonostante sarebbe possibile evitarlo, per questo motivo vengono agevolati i prepensionamenti definendo questi lavori usuranti. Chi si occuperà di evidenziare che tra questi lavori, ahimè, vi sono anche quelli concernenti il nostro settore?

Ma la vera domanda a pensarci bene non è questa.
Questo è più lo sfogo, la frustrazione di tutti nell'essere ignorati.Io credo che la vera domanda che dovremmo porci, tutti quanti è - "Chi dovrebbe notarci e perché?".
Sarebbe bello pensare che siccome abbiamo un problema oggettivo, qualcuno da lassù, dal mondo a noi distante della politica e delle istituzioni, dovrebbe escogitare il modo e la soluzione per renderci la vita migliore o perlomeno, il riconoscimento ai sacrifici che mediamente siamo tenuti a sostenere.

Ma il mondo non va così e sarebbe infantile anche solo pensarlo.
Perché in fin dei conti come categoria di lavoratori questo siamo, ancora acerbi e all'inizio (nonostante il nostro lignaggio secolare!) di un percorso tutto da definire per affermarci in modo maturo.

Dovremmo iniziare a pensarci come categoria, comportarci come tale e prenderci delle responsabilità. Questo potrebbe permetterci di essere presi in considerazione, persino ascoltati.

Questo fine settimana ci sarà il referendum.
Non intendo consigliare o suggerire né di andare a votare né come votare.
Però vorrei che tutti quanti noi ponessimo l'attenzione su quello che accadrà dopo, quando per l'ennesima volta non si parlerà di noi.
Siamo più di un milione di addetti nel settore ristorativo in Italia. C'è chi dice 1,2 milioni, chi dice persino 1,5 milioni tra  dipendenti e titolari. L'equivalente degli abitanti di una regione come la Sardegna o la Liguria.
Ecco, immaginatevi se domani ci fossero le elezioni politiche e in una di queste regioni non votasse nessuno, ma senza che nessuno se ne accorga!
Immaginatevi di essere gli abitanti di quella regione, sapere che nessuno di voi ha votato, e che non frega niente a nessuno.
Però al contempo i risultati di quelle elezioni determinano la vostra vita.
Pensereste ancora che il vostro voto, la vostra presenza in un'azione pubblica come questa sia inutile?
E se lo è, come potete pensare che qualcuno si interessi a voi, a noi, se siamo i primi a pensare che le nostre azioni non contino nulla?

Come ho detto, non ho risposte, ma dubbi.
Nel dubbio comunque andrò a votare domenica.
Perché se non ci vado, ho solo la certezza che non cambierà nulla, mentre qualcosa prima o poi dovrà cambiare. 

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