Tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, mentre l’Italia attraversava un periodo di profondi cambiamenti e instabilità, almeno in cucina le donne italiane potevano contare sull’aiuto di una figura pragmatica e cordiale che dalle pagine del Corriere della Domenica, ogni settimana, consigliava cosa mettere in tavola e come fare in modo che pur avendo poco, quello che veniva servito fosse nutriente e gustoso.
Era Petronilla, massaia, madre, amica, che alle sue lettrici di sè diceva: «Non pensatemi una cuoca perfetta, né di grido, ma soltanto una qualunque donna di casa che ha imparato a cucinare per poter fare liete sorprese mangerecce al papà ed ai fratelli».
Figura simbolo della gastronomia familiare, con le sue ricette, comparse la prima volta intorno alla fine degli anni Venti, Petronilla raggiunge oltre un milione di lettori abituali. Di lì a poco arrivarono anche i libri, e alla sua scomparsa, nel 1947, a suo nome si contavano 800 ricette, 7 volumi e la Collana Perline della Petronilla, edita da Sonzogno.
Gran parte del suo successo deriva proprio dalla sua postura verso le donne e le sue lettrici: Petronilla conosce le difficoltà piccole (come una suocera scorbutica o dei figli viziatelli) e grandi (la guerra, uno stipendio maritale striminzito) del suo pubblico e cerca sempre soluzioni pragmatiche per loro. Soprattutto negli anni del secondo conflitto mondiale Petronilla scrive Ricette per questi tempi che tengono presente come fare il meglio possibile con quello che si ha.
Petronilla, in realtà, non fu mai una cuoca. Il suo infatti era lo pseudonimo (e neanche l’unico) di Amalia Moretti Foggia.
Nata a Mantova nel 1872 in una famiglia di farmacisti, Moretti Foggia, dopo gli studi al liceo ginnasio, riesce a ottenere una borsa di studi e nel 1895 si laurea in scienze naturali all'Università di Padova. Con una seconda borsa di studio, si trasferisce a Bologna, proseguendo gli studi e diventando la terza donna a laurearsi in medicina nel 1898. L’anno dopo si specializza in pediatria a Firenze, e diventa la prima donna italiana pediatra.
A Firenze stringe amicizia con Anna Kuliscioff medico e fondatrice, insieme al compagno Filippo Turati, del Partito Socialista Italiano. È grazie al rapporto con la Kuliscioff che Moretti Foggia si trasferisce a Milano dove, attraverso la rete femminista milanese e all’amicizia con Ersilia Majno inizia a praticare la professione di medico. Dal 1902 è all’ambulatorio della Poliambulanza di Porta Venezia dove lavorerà per oltre quarant’anni assistendo bambini e donne in condizioni di grande povertà e spesso vittime di violenze.
La sua attenzione alle tematiche femminili, al supporto delle famiglie fragili e alla diffusione di una maggiore consapevolezza circa il proprio benessere viene intercettata da Ferdinando D’Amora, il direttore de La Domenica del Corriere che le propone di iniziare a scrivere una rubrica di consigli medici con un linguaggio semplice e immediato. Nasce così il suo primo pseudonimo il Dottor Amal (perché una donna medico non sarebbe stata presa sul serio) e la sua rubrica "La parola del medico" che si concentra specialmente su salute e igiene con un linguaggio colloquiale che rende le competenze mediche accessibili e comprensibili a tutti.
Segue di poco “Tra i fornelli” di Petronilla (qui il nome arriva direttamente da un fumetto, Petronilla era la moglie di Arcibaldo un personaggio del Corriere dei Piccoli).
La chiave del clamoroso successo di Petronilla è facile capirla sfogliando, ancora oggi, una delle raccolte di ricette di Moretti Foggia. Non si tratta semplicemente delle ricette che di per sè sono già gustose, facilmente replicabili e adatte a tutti i gusti ma anche dalla sua capacità di creare un rapporto di familiarità spontanea con le sue lettrici. Ogni ricetta è in parte anche una storia, una riflessione leggera ma puntuale sulla vita quotidiana che riconosce il ruolo e la centralità delle donne e ne comprende le difficoltà.
Moretti Foggia poi si rivolge alle massaie con la consapevolezza che il loro lavoro di cura andava ben oltre la mera preparazione del cibo. Cucina e nutrizione diventano strumenti per creare legami familiari, per offrire conforto e sicurezza in tempi incerti. L’attenzione di Petronilla non è solo per la buona cucina, ma anche per il benessere dell'intera famiglia.
Moretti Foggia non è stata solo una figura d’ispirazione per le donne italiane del suo tempo, ma una vera pioniera che ha tracciato un percorso inedito per la condizione della donna, per la medicina familiare e per la cucina italiana. Medico in un’epoca in cui poche donne intraprendevano una carriera universitaria, ha saputo interpretare il proprio ruolo con una sensibilità fuori dal comune, affiancando alla conoscenza scientifica una profonda comprensione dei problemi quotidiani delle donne. Moretti Foggia ha vissuto il proprio impegno medico non solo come una missione clinica ma come un mezzo per diffondere consapevolezza, emancipazione, e sostegno, mirando alla costruzione di una società più consapevole e solidale.
Con Petronilla, Amalia ha trasformato la cucina in uno strumento educativo, un veicolo per parlare di nutrizione, salute, e benessere in un linguaggio semplice e alla portata di tutti. Con l’abilità di far sembrare accessibile anche il complesso, ha creato uno spazio sicuro per le donne del suo tempo, un angolo settimanale in cui potevano ritrovare consigli utili, soluzioni pratiche, e, in fondo, anche una figura amica. In un momento storico segnato da sacrifici e ristrettezze, il suo lavoro ha risposto al bisogno di un sostegno concreto, che riconoscesse la centralità del lavoro domestico e la sua influenza nel mantenimento di un benessere psicofisico per tutta la famiglia.
Ma oltre alla cucina, il suo sguardo si è sempre allargato alla condizione femminile nel suo complesso. Il suo impegno è stato, in definitiva, un’opera di sostegno e valorizzazione delle donne, che riconosceva il ruolo centrale delle massaie e offriva loro strumenti di autonomia in una società che ancora faticava a riconoscerne il valore. Amalia Moretti Foggia ha saputo unire in modo unico competenze scientifiche e un linguaggio vicino alle persone, facendosi portavoce di un’idea di cura che oggi chiameremmo olistica, e che mantiene intatta tutta la sua modernità.