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Sempre più spesso, tra call center e telemarketing selvaggio, capita di ricevere telefonate che sembrano provenire da selezionatori seri e interessati al tuo profilo professionale. Ma dietro a un apparentemente innocuo «Abbiamo ricevuto il tuo curriculum!» si nasconde un tentativo di truffa ben congegnato. Il settore HoReCa, per la sua natura dinamica e il continuo ricambio di personale, è particolarmente esposto a questo tipo di raggiri. In questo articolo spiegheremo come funziona lo schema, perché è più pericoloso proprio per chi lavora nella ristorazione e quali strategie adottare per proteggersi davvero.

L'ennesima truffa telefonica
Da un po' di tempo ormai, accanto a call center di vario tipo che vogliono spingerti a cambiare il tuo gestore energetico o proporti un nuovo semi-sconosciuto operatore telefonico, capita di ricevere telefonate in cui l'interlocutore esordisce con un entusiastico: «Abbiamo ricevuto il tuo CV!» Una voce apparentemente professionale, talvolta registrata, che afferma di aver ricevuto il tuo curriculum e che si dimostra interessata a conoscere la tua attuale situazione lavorativa. Dandogli corda, si verrà dirottati quanto prima su WhatsApp, con la scusa di proseguire là la chiacchierata.
Eppure, a ben pensarci, non hai fatto girare il tuo curriculum ultimamente, e l'interlocutore non ha nemmeno detto l'azienda per cui lavora, non sarà un errore? Non è che cercavano qualcun altro e hanno sbagliato numero? No, come sempre accade con questo genere di telefonate, si tratta di un tentativo di truffa, particolarmente insidioso per chi lavora nell'HoReCa dove – tra frenesia, turnover e stagionalità – può capitare spesso, più che altrove, di essere alla ricerca di proposte interessanti, anche solo per sondare il terreno e guardarsi un po' attorno. Pertanto, come chiunque lavori (o abbia lavorato) nella ristorazione può confermare, ricevere certe chiamate da qualcuno che non si conosce è verosimile.
Di cosa si tratta
Come funziona la truffa? Lo schema è quasi sempre lo stesso. La chiamata arriva da un numero italiano, generalmente mobile e – spesso – di difficile identificazine. La voce, a volte reale, a volte preregistrata, dice qualcosa del tipo: «Buongiorno, abbiamo ricevuto il suo curriculum, sta ancora cercando lavoro?» Se si risponde di sì, l'invito è di continuare a parlare via WhatsApp, così da agevolare l’invio dei documenti. In realtà è un pretesto per spostarsi su un canale in cui è più facile rubare i tuoi dati personali come account, password e, nei casi peggiori, persino le tue coordinate bancarie!
Come? La tecnica è semplice: ti viene inviato tramite la chat un link, per accedere a moduli da compilare o altro, ma che in realtà installa un virus sul tuo device con cui i truffatori hanno libero accesso a dati, conti bancari e contatti. In altri casi, poi, i truffatori si fingono i collaboratori di una società che promette guadagni in cambio dello svolgimento di piccole attività online. Un semplice escamotage per conquistare la fiducia delle vittime fino a spingerle a investire su piattaforme di trading online, con la promessa di guadagni facili.
Perché i lavoratori dell'HoReCa?
La ragione è semplice e l'abbiamo, in parte, già esplicitata: la ristorazione è uno dei settori più esposti. Nell'HoReCa, dove la permanenza di un lavoratore è spesso frammentata e raramente supera l'anno, si è costantemente in ricerca, di staff così come di nuovi impieghi. Condizione ideale per i truffatori, agevolata dal fatto che non è insolito per i ristoratori – vuoi per mancanza di tempo, vuoi per scarsa organizzazione – svolgere il primo colloquio conoscitivo per telefono, al volo.
Giocando sull'elemento sorpresa, chi vuole truffarti spera che tu non abbia la lucidità immediata di verificarne l'identità, inducendoti a fornire quante più informazioni possibili. Una tecnica semplice ed efficace poiché, come si diceva, ben si mimetizza tra le telefonate autentiche di recruiter e datori di lavoro. D'altra parte, i truffatori puntano sul fatto che nelle piccole attività è alquanto improbabile che esista una figura specifica che si occupi di HR, facilitando il raggiro. Così come l'utilizo di numeri italiani e le chiamate effettuate in orari strategici (solitamente a breve distanziati al servizio), tutto concorre a rendere credibile la pantomima. Per non parlare, poi, dell'efficace leva emotiva sulla quale spingono i truffatori: l'urgenza di chi cerca lavoro che può portare ad abbassare la guardia e a prestare minore attenzione.

Come difendersi (davvero)
Perciò, anzitutto, la prima difesa è la consapevolezza. Conoscere l'esistenza e i meccanismi di questo genere di truffe è fondamentale per non cascarci. In generale, la regola aurea è sempre la medesima: mai comunicare informazioni personali e/o aziendali per telefono (né verbalmente né in altro modo), soprattutto se non è stato prima verificato il contatto che ce le sta chiedendo. Ma, ancora meglio, bisognerebbe rifiutarsi di sostenere colloqui telefonici, invitando l'interlocutore – qualora reale – a passare per i canali ufficiali dell'azienda e a fissare un incontro di persona.
Esistono anche alcuni strumenti digitali che possono aiutare: dai filtri antispam installabili sui centralini VoIP, a una delle innumerevoli app per smartphone che segnalano i numeri sospetti. Se, poi, si vuole contribuire attivamente, è possibile anche tenere traccia delle chiamate spam ricevute e segnalare in rete tali numeri (esistono diverse community dedicate come, per dirne una, Tellows). Purtroppo le truffe, comprese quelle telefoniche, ci saranno sempre, ma sapere di cosa si sta parlando e come funzionano significa già essere sulla buona strada per evitare di cascarci.