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Quello delle bevande analcoliche e dealcolate è un trend di mercato oramai assodato e, stando alle statistiche, destinato a crescere progressivamente nei prossimi anni. Tendenza che, con un breve ritardo, si sta affermando anche in Italia, con un pubblico sempre crescente fatto di Millennial e Gen Z, astemi, donne in gravidanza e chiunque che – per ragioni etiche, religiose, salutistiche o altro – sia curioso di provare qualcosa di alternativo agli alcolici.
Analcolico e dealcolato: i nuovi trend del beverage
Come confermano i dati di mercato, nel 2023 il commercio di bevande analcoliche (no alcol) e di quelle a basso tenore alcolico (low alcol) hanno registrato una crescita pari al +5%, per un giro d'affari di oltre 13 miliardi di dollari. Come se non bastasse, le statistiche ipotizzano che questo segmento del beverage continuerà a registrare aumenti, nel quadriennio 2023-2027, pari al 6% annuo (secondo le previsioni dell'IWSR), con in testa le bevande no alcol (+7%) seguite da quelle low alcol (+3%).
Già oggi, il comparto delle bevande analcoliche vale due terzi dei volumi della categoria no/low alcol, di cui ben il 72% è costituita da birra e sidro senz'alcool. In particolare, l'IWSR stima che il mercato degli analcolici continuerà a crescere rispetto a quello degli alcolici tradizionali, arrivando – nel 2027 – a toccare il 4% del totale delle bevande alcoliche consumate nei dieci principali mercati mondiali (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti).
Qual è il target dei dealcolati?
Visti i dati, viene naturale dedurre che vi sia un cospicuo numero di nuovi potenziali consumatori interessati a questi prodotti. Ma chi sono? L'identikit è molto vario, le ricerche dell'IWSR parlano di consumatori Millennial e Gen Z (quindi nella fascia d'età 18-40 anni), persone generalmente più attente al tema della salute e meno legate a certi pregiudizi anacronistici. Altro target di rilievo è, poi, rappresentato dagli astemi, ignorati dal mercato degli alcolici e che ora conta circa un milione di nuovi potenziali clienti.
Secondo un altro sondaggio di IWSR, condotto nei primi dieci mercati di cui sopra, ben il 44% di chi consuma bevande no/low alcol afferma di preferirle ad altre bevande analcoliche (quali bibite, tè e caffè). Meno, invece, sono coloro i quali sono passati dal consumo di bevande alcoliche a quello di analcolici/dealcolati, ma rimangono comunque un 29% degli intervistati, a conferma della crescente attenzione che gravita attorno a tali prodotti.
L'antica moda dei temperance bar
Nonostante qui in Italia sembri un'assoluta novità, quella dei sober bar è una realtà di successo in diverse parti del mondo. Oltreoceano, ad esempio, nientemeno che la CNN ha dedicato un servizio all’apertura del Sans Bar di Chris Marshall ad Austin, Texas. Marshall, il proprietario, ha sostituito gli alcolici con succhi freschi, sciroppi, erbe, spezie, ginger beer e altro, riuscendo a dar vita a mocktail (ossia cocktail analcolici) pressoché indistinguibili dai cocktail tradizionali.
L'apertura di bar alcol-free è una tradizione che affonda le proprie radici nel Regno Unito del XIX secolo. In un Paese dilaniato dai problemi sociali che l'abuso di alcool aveva causato tra la classe operaia (povertà, decadenza, abbandono dei minori ecc.), sorge il cosiddetto "temperance movement", che sosteneva la totale astinenza dall'alcool. Da qui, i temperance bar, di cui il Fitzpatrick's Temperance Bar fu il primo, fondato nel 1890 a Rawtenstall, a nord di Manchester che, tutt'oggi, serve root beer e sciroppi di frutta naturali.
Il quadro italiano con Etilika e Atipico
Qui da noi, si diceva, il trend delle bevande analcoliche/dealcolate sta timidamente prendendo piede, con l'enoteca online Etilika a fare da apripista. L'azienda ha, infatti, aperto una nuova sezione del suo shop interamente dedicata ai vini dealcolati, per assecondare la domanda del nuovo mercato emergente. «Nel mondo – fa sapere Michele Trotta, co-founder di Etilika – questa tendenza è ormai affermata, mentre l’Italia si sta affacciando solo ora, quindi essere la prima enoteca online d’Italia a dare rilevanza a questi prodotti con una sezione dedicata è per noi un ulteriore elemento distintivo».
È, poi, di poco fuori Torino (precisamente Settimo Torinese) il primo bar italiano completamente alcool-free. Si chiama Atipico, e la sua drink list contempla una vasta gamma di mocktail realizzati con vini, prosecchi e liquori dealcolati. Alle spalle di questo format vi è la storia personale di Davide Piastra, uno dei tre co-founder, che nel 2019 si è convertito all’islam. Una scelta che ha determinato un decisivo cambio di rotta nella carriera ventennale di Davide che, lamenta: «prima [...] non mi sentivo appagato, le problematiche e i pensieri si riversavano sempre sulle persone che frequentavano il locale e facevano abuso di alcol». Davide e soci, da professionisti navigati, conoscono gli alcolici, e si propongono di servire drink che mantengano la medesima intensità gustativa dei cocktail classici, come si legge nella loro carta: gin tonic, Amaro Lucano, spritz, limoncello e negroni...tutti, rigorosamente, alcol-free.