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La ristorazione non è solo un settore dedicato al cibo e al servizio, ma può anche diventare un potente strumento di inclusione sociale. Numerosi ristoranti in Italia stanno dimostrando come sia possibile coniugare l'eccellenza culinaria con progetti sociali che offrono opportunità lavorative a persone con disabilità o appartenenti a categorie svantaggiate
Uno degli esempi più emblematici è Pit’sa, una pizzeria che ha fatto dell'inclusione e della sostenibilità i suoi pilastri fondamentali.
Pit’sa: una pizzeria inclusiva e sostenibile
Situata a Bergamo e recentemente approdata anche a Milano, Pit’sa è una pizzeria che si distingue per due caratteristiche principali: l'impiego di persone con sindrome di Down e l'offerta di pizze realizzate esclusivamente con ingredienti di origine vegetale.
Questo progetto nasce dall'idea di Giovanni Nicolussi e Valentina Giacomin, che hanno voluto creare un ambiente lavorativo inclusivo, dimostrando che la diversità può essere una risorsa preziosa nel mondo della ristorazione.
L'origine del progetto
L'ispirazione per Pit’sa è scaturita da esperienze personali dei fondatori.
Giovanni Nicolussi, avendo un fratello con disabilità e un familiare con sindrome di Down, ha sviluppato una particolare sensibilità verso l'inclusione sociale. Inoltre, la malattia della madre, che ha dovuto eliminare carne e derivati dalla dieta, ha spinto Nicolussi a esplorare alternative culinarie vegetali.
Queste esperienze hanno portato alla creazione di una pizzeria che non solo offre pizze vegane, ma promuove anche l'inserimento lavorativo di giovani con disabilità.
Il team inclusivo di Pit’sa
Il cuore di Pit’sa è il suo team, composto da giovani con sindrome di Down che accolgono i clienti, apparecchiano i tavoli e offrono consigli sul menù.
Questi ragazzi, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, sono stati formati attraverso corsi specifici sulla ristorazione e l'accoglienza, diventando sempre più autonomi e competenti nel loro ruolo.
La collaborazione con associazioni come CoorDown e AIPD di Bergamo è stata fondamentale per il successo di questo progetto.
Un menù vegetale e sostenibile
Oltre all'inclusione sociale, Pit’sa pone grande attenzione alla sostenibilità ambientale.
Il menù è interamente basato su ingredienti di origine vegetale, ottenuti da agricoltura genuina e non da allevamenti intensivi. Questo approccio non solo rispetta l'ambiente, ma offre anche alternative gustose e salutari ai clienti.
Ad esempio, la pizza "Regina di cuori" è realizzata con pomodoro, pomodorini confit, crema di basilico, foglie di basilico, fermentino (un fermentato di anacardi simile alla robiola) e olio a crudo.
Fonti e materiale per approfondimento:
- Pit'sa, la pizzeria vegetale e solidale di Bergamo che apre anche a Milano - la Repubblica
- A Milano arriva Pit’sa: la pizzeria vegetale che promuove l’inserimento lavorativo di persone con sindrome di Down - Forbes
- Pit’sa a Bergamo, dove la pizza è sostenibile e inclusiva - La cucina italiana
- “Pit’sa”: la pizzeria che guarda oltre le apparenze. Nello staff 7 giovani con sindrome di Down - video YouTube di Sanità Informazione
Altri esempi di ristoranti inclusivi in Italia
Pit’sa non è l'unico esempio di ristorante che ha scelto la via dell'inclusione sociale.
In tutta Italia, diversi locali stanno adottando modelli simili, dimostrando che la ristorazione può essere un potente veicolo di integrazione e opportunità.
Ad esempio, in provincia di Bologna, troviamo “Locanda Smeraldi” della "Cooperativa Sociale Onlus Anima”. Sono particolarmente affezionata a questo ristorante della mia città natale. Locanda Smeraldi è immersa nel verde del parco di una villa d’epoca, si mangia benissimo (tipico bolognese ma con la possibilità di richiedere menù vegetariano) e dove lavora, come aiuto cuoco, un mio compagno delle scuole elementari.
Ed in questo articolo di The Fork, ne trovate tanti altri…
PizzAut: nutrire l'inclusione
A pochi chilometri da Milano, PizzAut è una pizzeria gestita interamente da ragazzi autistici.
Questo progetto offre non solo un'opportunità lavorativa, ma anche un ambiente curato e inclusivo dove i clienti possono gustare ottime pizze preparate con passione e dedizione.
Antica Riva: formazione e integrazione a Vimercate
A Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, il ristorante Antica Riva si distingue per il suo impegno nella formazione e integrazione di persone con disabilità.
Il menù stagionale e l'attenzione alla qualità dei piatti si combinano con un forte spirito sociale, offrendo opportunità lavorative a chi spesso ne è escluso.
Roots: tradizione e inclusione a Modena
Nel cuore di Modena, il ristorante Roots (“Spazio comunitario durante il giorno, ristorante la sera”) unisce la tradizione culinaria locale con un progetto di inclusione sociale.
Offrendo opportunità lavorative a persone svantaggiate, Roots rappresenta un esempio di come la gastronomia possa essere al servizio della comunità: “Il 100% dei ricavati derivanti dallo spazio di coworking sarà destinato a progetti sociali di formazione e supporto di giovani donne migranti”.
L'importanza dell'inclusione nella ristorazione
L'inclusione sociale nel settore della ristorazione non è solo una questione etica, ma porta con sé numerosi benefici sia per le aziende che per la società.
Benefici per le aziende
- Diversificazione del team: un ambiente di lavoro inclusivo favorisce la diversità di idee e approcci, migliorando la creatività e l'innovazione.
- Miglioramento dell'immagine aziendale: i ristoranti che promuovono l'inclusione sono spesso percepiti positivamente dai clienti, aumentando la loro reputazione e attrattività.
- Accesso a incentivi fiscali.
Come la ristorazione può creare opportunità: oltre il piatto, un impatto sociale concreto
Il settore della ristorazione, spesso considerato solo per la sua componente gastronomica, ha un potenziale enorme nel generare inclusione, autonomia e dignità lavorativa.
I locali come Pit’sa, PizzAut e molti altri dimostrano che un ristorante non è solo un luogo dove si mangia, ma uno spazio sociale dove si possono costruire carriere, legami e identità.
Formazione e accesso al lavoro Horeca per categorie fragili
Uno dei modi più immediati attraverso cui la ristorazione può creare opportunità è la formazione professionale. Offrire percorsi formativi a giovani con disabilità, persone con un passato difficile o migranti rappresenta un ponte verso l’inserimento attivo nella società.
In cucina o in sala, le mansioni possono essere adattate alle diverse abilità, permettendo a chiunque di contribuire e sentirsi parte di un team.
Iniziative simili non solo rompono barriere culturali e psicologiche, ma preparano le persone a una carriera stabile, potenzialmente replicabile in altre strutture.
Creare senso di comunità
Un altro aspetto fondamentale è la capacità della ristorazione di creare comunità.
In un locale inclusivo, il personale non è solo “assunto”, ma accolto, valorizzato e supportato.
Il lavoro diventa occasione di relazione, autostima, scoperta dei propri talenti. Molti dei ragazzi coinvolti nei progetti inclusivi testimoniano quanto questo impatto si estenda anche alla loro vita privata, migliorando le competenze relazionali, l’autonomia e la qualità della vita.
Allo stesso tempo, anche i clienti ne escono arricchiti: entrare in contatto con un progetto del genere, vivere un’esperienza autentica, fa sì che il valore della cena superi di gran lunga il piatto ordinato.
Innescare un cambiamento culturale
Ogni ristorante inclusivo diventa, nel suo piccolo, una “vetrina sociale”: mostra che è possibile lavorare in modo diverso, che l’efficienza e la professionalità possono coesistere con l’accoglienza e la diversità.
Questo contribuisce a scardinare pregiudizi ancora molto radicati, soprattutto nei confronti delle persone con disabilità cognitive.
Un’iniziativa come Pit’sa, che unisce sostenibilità ambientale e sociale, è un esempio virtuoso che potrebbe ispirare altri imprenditori nel mondo Horeca.
Sempre più clienti, soprattutto giovani, premiano le realtà che si distinguono per i loro valori; e la reputazione costruita attorno all’inclusione può rivelarsi un potente motore anche dal punto di vista del business.
Sviluppare modelli replicabili
Il vero potenziale della ristorazione inclusiva si concretizza quando i modelli diventano scalabili e replicabili.
Se un progetto come Pit’sa funziona a Bergamo e Milano, nulla vieta che altri imprenditori ne prendano ispirazione per aprire format simili in altre città italiane o europee.
In questo senso, è importante che esistano reti di supporto, agevolazioni normative e partnership con enti pubblici e privati.
La sinergia tra il mondo profit e il mondo del sociale rappresenta una chiave fondamentale per trasformare le buone pratiche in standard diffusi.
In conclusione, questi locali ci hanno fatto capire che scegliere di investire nell’inclusione non significa rinunciare alla qualità o alla competitività, ma anzi, abbracciare un modello sostenibile capace di generare valore umano ed economico insieme.
Il futuro della ristorazione è anche questo: un settore capace di nutrire non solo il corpo, ma anche la dignità e la speranza delle persone.